Molto spesso non è facile riconoscere quando per un minore, specie se si tratta del proprio figlio, bisogna chiedere una consulenza psicologica. Le situazioni più frequenti sono di natura comportamentale o riguardano problemi dello sviluppo.
Serve rivolgersi allo psicologo quando, ad esempio, un bambino cambia improvvisamente atteggiamento, passando da stati di buon umore a momenti di rabbia ingiustificata. Oppure quando non si alimenta correttamente, dimostra stanchezza apparentemente immotivata o problemi nel ciclo sonno-veglia. Le motivazioni al consulto posso essere molto variegate fra loro e sintomi di un disagio più profondo.
Per prima cosa viene fissato un appuntamento con entrambi i genitori o con chi si occupa del bambino, per cercare di ricostruire la storia familiare e fissare un obiettivo terapeutico. Le sedute possono svolgersi alla presenza dei genitori, ma non necessariamente, poiché dipende dalla tipologia di problema e dall’età del bambino.
Durante le sedute lo psicologo cercherà per prima cosa di mettere a proprio agio il bambino, proponendogli di disegnare, fare giochi di ruolo o modellare oggetti. È molto importante per una buona prognosi la qualità della relazione che si instaura all’interno del setting terapeutico.